Se andiamo a vedere su wikipedia il significato di Befana, possiamo vedere questa vecchietta con occhi diversi.
In tutte le regioni d'Italia, c'è la befana. Io Friuli, ma anche la signora Maria di Lampedusa, festeggia questa notte la befana.
Secondo la tradizione italiana la Befana, raffigurata come una donna anziana che vola su una scopa, fa visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio per riempire le calze lasciate da essi appositamente appese sul camino o vicino a una finestra...( noi le appendiamo in giro per le sedie)... Inoltre, in molte case, per attirare benevolmente la befana, è tradizione lasciare un piattino con qualcosa con cui possa ristorarsi: generalmente si tratta di un mandarino, un'acciuga, un pezzo di aringa affumicata o qualche cipollina sotto aceto e un bicchiere di vino rosso. ( in casa nostra si lascia una teiera piena di the caldo...volare nel cielo a cavallo di una scopa fa freddo) Nel caso i bambini siano stati buoni, il contenuto delle calze sarà composto da
caramelle e cioccolatini, caramelle alla frutta, mandarini, noci, frutta secca e piccoli regali, in caso contrario conterranno
carbone (oggi si usa un preparato in zucchero colorato di nero a forma di carbone e molto duro da masticare). Spesso la befana viene descritta come una vecchia, che vola su una scopa e ha una borsa o un sacco pieno di ogni squisitezza, regali per i bambini meritevoli, ma anche di carbone per i bambini che non sono stati buoni durante l'anno.
La figura della Befana risale già nel 1500..... quindi possiamo proprio die cari bambini che questa signora è oramai una nonna ...un po' vecchiotta!!!!
Ma voi tutti conoscete la storia della befana?
Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, viveva una vecchina. Era così vecchia che pochissimi la ricordavano giovane. E quelli che potevano farlo, ricordavano una bella donna piena di vita e di amore per il prossimo. Era una vedova. Suo marito era stato un giocattolaio. Assieme, avevano vissuto tanti anni felici, seppur mai benedetti da un figlio. Obbedienti alla volontà di Dio, avevano accettato questa loro condizione e si erano dedicati anima e corpo a preparare bamboline di stracci, cavallini a dondolo, pupazzetti di animali… insomma tutti i giocattoli che potevano fare con le loro mani. In fondo, se non potevano avere un figlio tutto loro, avrebbero così potuto rendere felici i bambini degli altri!
Poi, putroppo, il giocattolaio morì e la donna rimase sola. Passarono gli anni, e lei, intristita dalla vita e sempre povera, smise di fare giocattoli. Quelli che erano rimasti, rimasero nella soffitta della sua casetta. Per vivere, coltivava un piccolo orticello, ultimo ricordo vivo del suo marito scomparso: aveva lui stesso piantato gli alberi di mandarini che profumavano l’aria attorno alla sua casetta.
I pochi che la conoscevano, perchè ormai la vecchina non voleva vedere più nessuno, la chiamavano Befana. All’epoca, credo, non era un termine offensivo. O, se lo era, la vecchina non gli dava peso.
Ora, una notte fredda d’inverno, la vecchina stava riassettando la sua piccola casa e spazzando il suo pavimento. Fuori scendeva una fitta neve, cosa che era abbastanza rara in quel paese, e il fuocherello che ardeva nel focolare bastava a stento a scaldare la casina, quando si udì bussare alla porta. Chi poteva mettersi in cammino in una notte così gelata?
La vecchina andò ad aprire e, che meraviglia! Davanti a lei c’era una piccola comitiva di persone.
- Perdonaci, vecchia – disse quello che sembrava il capo della comitiva, un uomo anziano con una folta barba bianca che ispirava profondo rispetto – che città è questa? -
- Oh, signori – balbettò la vecchina, intimidita – questa città ha tanti nomi, è una città di frontiera… ma voi siete gelati! Entrate, entrate a scaldarvi! -
Ringraziando con profonda cortesia, tre uomini di quella comitiva entrarono in casa.
La vecchina li scrutò, per cercare di capire che tipi erano, e perchè erano in cammino in una notte tanto fredda.
Uno di loro era un ragazzo. Non doveva aver visto ancora venticinque inverni. Aveva una barba corta, castana come i suoi capelli, e gli occhi azzurri, pieni di speranza. Il suo vestito era di porpora fine.
Il secondo era un uomo alto e robusto, dalle spalle larghe e dal torace possente. Era un moro dalla pelle color dell’ebano, con le labbra grandi e gli occhi neri e profondi, e portava i capelli lunghi, sciolti sulle spalle. Legato al collo, aveva un grande diadema d’oro, e alla sua destra pendeva una spada. Eppure, i suoi occhi erano pieni di un grande ardore di bontà.
Il terzo, invece, era l’uomo che aveva parlato per primo. Un uomo anziano, forse addirittura coetaneo della vecchina. Da come muoveva il capo, quasi tremante, la vecchina si accorse che doveva essere ormai quasi cieco. Quest’ultimo aveva un vestito tutto arabescato, con disegni di lune e stelle d’oro ricamate sulla stoffa.
Il moro si era voltato verso il resto della comitiva, dicendo loro di aspettare un po’. La vecchina potè scorgere una mezza dozzina di uomini, intenti a trattenere i cammelli carichi di masserizie, una fanciulla dalla pelle scura e dagli occhi ambrati (forse è la figlia del moro, pensò la vecchina) e un bambino di non più di otto anni.
Ma perchè tutte quelle persone erano in cammino?
- Perdonaci, vecchina – iniziò a parlare il moro, e la sua voce era profonda – il mio nome è Balthasar. Noi siamo in viaggio da tanto tempo. Stiamo andando a rendere omaggio al Divino Bambino, il Re di Luce -
- Ah, davvero? – balbettò la vecchina, intimidita da quel linguaggio così solenne.
- Sì – disse l’altro uomo, quello anziano – è apparso un segno nei cieli. Un segno così grande e portentoso che persino i miei vecchi occhi hanno potuto vederlo. La Stella ci ha indicato dove trovare il Divino Bambino -
La vecchina li guardò un po’ stupita. Lei non aveva visto alcun segno nel cielo, ma quegli uomini sembravano degni di fiducia.
- E dove… dove è, questo Bambino? – balbettò la vecchina.
- La Stella ci ha indicato la via. E’ Betlemme il luogo dove è nato – disse il ragazzo.
- Betlemme? – esclamò la vecchina – è parecchio lontana da qui! Almeno un giorno di cammino, verso Ponente. Non potete procedere in una notte così fredda! Perchè non vi fermate qui, per la notte? -
L’uomo che si chiamava Balthasar fisso l’anziano con tenerezza:
- Che ne pensi, venerabile Melchiot? – disse – la vecchina ha ragione, potremmo fermarci… -
- No! – esclamò il giovane – non possiamo perdere altro tempo! Ora che siamo così vicini, dobbiamo arrivare prima possibile! -
- Gaspar, non pensare solo a te stesso – rispose Balthasar – tutti noi vogliamo raggiungere il Divino Bambino, ma Melchiot è stanco -
- No, non temete – li interruppe l’uomo chiamato Melchiot – proseguiremo stanotte –
Fu a quel punto che Gaspar guardò la vecchina e disse:
- Vecchina, perchè non vieni con noi? Vieni anche tu a vedere il Divino Bambino! -
- Io? – balbettò la vecchina.
- Sì, tu – proseguì Gaspar, emozionato – il Divino Bambino sarà il Re di Luce, il Re di Pace, il Re d’Amore! Vincerà la Morte e salverà tutto il mondo dal Male! –
La vecchina, imbarazzata da tutte quelle parole, scosse il capo:
- Ma… io… ho da rassettare casa! E poi, è così freddo stanotte… -
I tre uomini la guardarono con affetto e compassione.
- Ecco, magari – disse la vecchina, aggiustandosi il povero vestito – potrei raggiungervi domani! Cioè, quando avrò finito di rassettare casa… verrò anch’io… -
I tre uomini sorrisero.
- Come vuoi, vecchina – disse Balthasar – ora concedici di ripartire -
Salutandola, i tre uomini uscirono dalla casetta.
Malgrado facesse molto freddo e la neve turbinasse più forte di prima, la vecchina rimase a lungo a guardare la piccola carovana che si allontavana.
Dovevano essere ricchi, quegli uomini… forse addirittura dei re…
Chiusa la porta, la casa le parve più fredda. Il rumore della saggina della scopa che strusciava sul pavimento le parve riecheggiare nelle pareti stesse della casa.
Certo, uomini tanto ricchi e nobili di sembianza non si sarebbero mossi senza un motivo, pensava!
Forse è vero, forse è nato davvero il Divino Bambino! E tutte quelle masserizie che quegli uomini si portavano appresso erano doni per lui!
La vecchina si sedette e cominciò a pensare. Forse, aveva sbagliato a non andare con loro…
Il Divino Bambino sconfiggerà la morte, aveva detto Gaspar…
E se fosse vero? Si chiese la vecchina. Se fosse vero, il mio povero marito sarebbe qui con me, questa notte… una lacrima le solcò la guancia.
Che stupida era stata a non seguirli! Ma forse era ancora in tempo per raggiungerli…
Però, però… si fermò di nuovo. Quegli uomini avevano con loro tanti ricchi doni per il Divino Bambino… e lei, una poveretta… che mai poteva portargli?
Un sorriso si dipinse sul suo volto: ma certo! Nella soffitta c’erano ancora dei giocattoli: in fondo, un bambino è sempre un bambino, pensava. Potrebbero piacergli dei giocattoli.
Così, con tutta la rapidità che le consentivano le sue vecchie gambe, salì in soffitta. Raccolse uno per uno tutti i giocattoli e li mise in un gran sacco. Sospirò di tenerezza a pensare con quanto amore lei e suo marito li avevano preparati. Chissà come sarebbe stato orgoglioso, lui, di sapere che ora i suoi giocattoli sarebbero andati tra le mani del Divino Bambino!
Prima di uscire, mise nel sacco dei giocattoli dei mandarini e delle nocciole che aveva raccolto nel suo giardino giorni prima. Magari, pensava, questo Bambino non è un neonato, ma è già grandicello e può gradire qualche dolcetto…
Poi, si caricò il sacco sulle spalle e prese la sua scopa, per farsi strada nella neve.
Le orme della carovana erano state ormai quasi del tutto cancellate, ma la vecchina era tutta emozionata e non ci badò.
Il vento fischiava e la vecchina si strinse nel suo lungo scialle, facendosi largo tra la neve…
Ma era vecchia, stanca… la notte era scura, e il vento copriva le voci… non trovò la carovana. Affranta e sfinita, si sedette sotto un grande albero.
Piangeva. Non solo non avrebbe mai visto il Divino Bambino, ma sarebbe anche morta di freddo.
Si strinse le braccia al petto e aspettò.
Quando ecco… una luce! Fortissima!
E un tepore dentro il cuore, e tutto attorno a lei la neve si sciolse, e apparvero dei fiorellini.
Nella luce immensa che splendeva davanti a lei, la vecchina vide un bambino bellissimo che le sorrideva.
"Non temere, vecchina" disse una voce dolce e affettuosa, bella come una voce in sogno "tu mi hai cercato, è cercarmi è già trovarmi".
La vecchina piangeva di gioia e di emozione.
Il bambino di luce allungò una mano e prese dal sacco un piccolo giocattolo, un uccellino di legno.
"E’ un regalo bellissimo" disse sorridendo. E immediatamente l’uccellino diventò vero, un vero uccellino con le piume e il codino, che prese a cantare gioioso.
"Gli altri doni" proseguì il bambino "li darai a tutti gli altri bambini buoni del mondo".
Poi, la luce si spense e tutto tornò come prima.
La vecchina si appoggiò alla scopa, tremante per l’emozione e… oh, meraviglia!
La scopa era diventata leggera leggera… tanto leggera che si alzò in aria! E la vecchina, a cavalcioni della scopa, prese a volare sopra la neve e sopra gli alberi…
La vecchina era emozionatissima, il cuore le batteva nel petto all’impazzata. Poi, sentì un frullar d’ali… e sulla sua spalla si posò un uccellino, lo stesso uccellino che il Bambino aveva scelto come regalo.
CIP! Fece l’uccellino, e la vecchina capì che aveva ricevuto un miracolo.
La scopa si fermò proprio vicino ad una casetta del paese. La vecchina scese dalla scopa e si avvicinò. La porta si aprì senza far rumore, da sola, e la vecchina entrò. Dentro quella casetta c’erano due bambini addormentati.
La vecchina lasciò nelle loro calze appese qualche giocattolo, qualche mandarino e qualche nocciola.
I bambini si svegliarono. Li conosceva, li aveva visti tante volte. Sorrisero. Anche lei sorrise e fece cenno di non svegliare i loro genitori.
Poi uscì, e andò in un’altra casa, e in un’altra ancora…
I bambini la riconobbero: era la Befana, la vecchina dei giocattoli!
E da allora, ogni anno, la Befana porta dolcetti e giocattoli a tutti i bambini buoni!
Buona befana a tutti!!!! e con la befana tutte le feste se le porta via!!!!!!!!
Questo blog non
costituisce una testata giornalistica. Non ha carattere periodico ed è
aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto
non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della
Legge. n. 62 del 2001.
Tutti i diritti relativi a fotografie, testi e
immagini presenti su questo blog sono di nostra esclusiva proprietà (Lara
Elsabetta Belgrado Barzan ) o acquistati/scaricati da siti autorizzati, come da
copyright inserito. Nessuno è autorizzato all'utilizzo di alcuna foto o del
testo, esso sia parziale o totale in siti o in spazi non espressamente scritti
autorizzati da noi.( Tutela della pagina web e di tutta la
proprietà intelletuale;L. 248/00,e la'rt. 6 L.
633/41)